Le competenze rappresentano una risorsa strategica per la politica industriale dell’UE, soprattutto per quanto riguarda le tecnologie chiave. Migliori competenze significano nuove opportunità, posti di lavoro di qualità superiore e un’economia europea più competitiva. Il 2023 è stato designato come Anno Europeo delle Competenze, con l’obiettivo di consentire alle persone di far progredire la propria carriera professionale. I risultati dell’iniziativa mostrano un aumento della sensibilizzazione su questo tema dal 26% al 53%, evidenziando particolari criticità per le PMI, che soffrono di carenze di competenze e non dispongono di strategie adeguate per il reclutamento e la fidelizzazione del personale.
Il confronto tra i Paesi europei evidenzia approcci diversi alla formazione aziendale continua.
In Francia, il Compte Personnel de Formation (CPF) permette ai lavoratori di accumulare crediti per finanziare la propria formazione lungo il corso di tutta la carriera, incentivando l’aggiornamento costante delle competenze anche in settori meno digitalizzati.
In Germania, invece, la formazione integrata con le industrie locali assicura un allineamento efficace tra competenze richieste e offerte, con incentivi per la formazione nel settore della sostenibilità.
In Italia cresce l’attenzione verso la formazione professionale, ma esistono ancora forti disparità regionali e una certa resistenza da parte delle imprese. Secondo l’indagine INDACO-Imprese realizzata dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), i corsi di formazione si concentrano principalmente sull’aggiornamento normativo o su obblighi di legge (84,5%), mentre solo il 32,5% delle imprese investe in corsi relativi a tecniche e tecnologie specifiche per la produzione o i servizi. Le PMI, in particolare, non sono pienamente consapevoli dei vantaggi di un investimento continuativo nello sviluppo delle competenze. Inoltre, le risorse per la formazione sono poco sfruttate: solo il 4,8% delle imprese ha presentato un progetto per accedere al Fondo per le Nuove Competenze, mentre il 13% ha scelto di non farlo o non conosce questa opportunità (81,5%).
L’obiettivo dell’edizione 2024 sarà riuscire a convertire le potenzialità in programmi di reskilling e upskilling in grado di sostenere la valorizzazione del capitale umano.
La priorità sarà ancora una volta data alla formazione aziendale connessa alla trasformazione digitale e la transizione ecologica, in linea con l’orientamento strategico dell’economia europea, fortemente focalizzata sulla doppia transizione.
Per l’edizione 2024, di cui si attende il decreto attuativo a breve, sono previsti fondi più consistenti rispetto al passato, con uno stanziamento di circa 800 milioni di euro, destinati anche alla formazione di disoccupati da inserire nei settori del turismo e dell’agricoltura.